legge della conoscenza

Legge della Conoscenza

Legge della Conoscenza – conosci te stessa (?)
Continua il nostro appuntamento con le Leggi Universali, una passione che coltivo da qualche anno.

Le Leggi Universali governano il funzionamento dell’universo, si collocano nella sesta dimensione, agiscono sulla nostra vita come un corpus unico, sia che noi ne siamo consapevoli oppure no.
Quindi tanto vale conoscerle al meglio, giusto?

Oggi parliamo della Legge della Conoscenza. Da sempre gli antichi si pongono questa grande domanda: “Chi sono io?”
Famosissima nella storia è la frase di Socrate “Conosci te stesso”.

Ma è così facile conoscere chi siamo veramente?

Legge della Conoscenza e secondo chakra

Secondo Lianka Trozzi, la legge delle Conoscenza si colloca nello spazio energetico del secondo chakra, quello dedicato alle emozioni.

Se io sono allineata al mio sentire, so cosa voglio, conosco e riconosco i miei desideri, so cosa non voglio. L’allineamento al nostro apparato emozionale ci permette di capire molto di noi e di scegliere e agire nel mondo nel modo più allineato e congeniale a noi stessi.

Sento cosa mi smuove dentro (emozioni= ex movere) e agisco in maniera ispirata nella mia vita.
Più agisco in maniera ispirata nella mia vita, più comprendo chi sono, in un circolo virtuoso che, come una spirale, cresce in continua espansione.

Esercizio:

In funzione di questo concetto, ti chiedo:

  • Cosa ami fare nella tua vita?
  • Quale attività fai senza sforzo?
  • Cosa faresti anche gratis?

Legge della Conoscenza: le etichette con cui ci definiamo

La spiritualità ci insegna che tutto quello con cui noi ci definiamo è un’etichetta che non corrisponde al nostro vero essere.

Se non mi chiamassi Francesca ma Veronica, sarei diversa? Sono il mio nome?
Il mio lavoro? Sono il mio ruolo sociale? Forse la religione in cui credo?
Oppure nome, ruolo, lavoro, religione sono solo vestiti che indosso in questo momento della mia vita?
Se cambiassi uno di questi, non sarei più io?

Le etichette definiscono la nostra personalità, ma la personalità non è la nostra vera essenza.

Le etichette ci vengono date fin da piccoli per permetterci di muoverci in modo più sicuro nel mondo e di comunicare al meglio con le altre persone. Queste vengono assorbite dall’ambiente in cui viviamo e ci relazioniamo, come la famiglia di origine e la cultura di appartenenza, ma possono essere anche archetipali, quindi energie interiori che rappresentano concetti archetipici come: madre, padre, figlio; maschile e femminile; elementi; archetipi delle dee; archetipi junghiani…

Nel loro aspetto positivo sono funzionali alla nostra stessa esperienza nel mondo; il problema è quando le etichette che indossiamo diventano una gabbia, un limite, perché in esse ci identifichiamo, come se fossero davvero la nostra essenza.

Esercizio:

  • Pensa alla tua giornata tipo, da quando ti alzi a quando vai a dormire: quanti ruoli indossi? Quante maschere porti nell’arco della tua giornata?

Fai un elenco il più completo possibile: facciamo un esempio:

Al risveglio sono una mamma che sveglia sua figlia e la porta all’asilo.
All’asilo sono un genitore che parla con la maestra.
Al bar sono una cliente che ordina il cappuccino.
Al telefono con il mio compagno sono l’innamorata.
Parlando per lavoro sono una professionista.

  • Guarda quanti ruoli interpreti nell’arco di un giorno e per ognuno di essi chiediti:

Come mi fa sentire?
In che modo mi limita?
In che modo potrebbe essere diversamente?

Legge della Conoscenza e stadi del risveglio

Francesco Giacovazzo ci racconta dei 4 stadi del risveglio dell’essere umano: un viaggio a 4 tappe dell’evoluzione personale.

Lo riporto brevemente perché credo che possa essere utile comprendere quel viaggio interiore di conoscenza di se stessi e di come il significato legato al conoscere se stessi cambia in base allo stadio in cui ci troviamo in questo momento della nostra vita.

  1. Nel primo stadio l’uomo è addormentato. Vive la sua vita in modo inconsapevole, è come se dormisse. Vive la sua vita subendola, come una vittima, percepisce una profonda separazione dal mondo esterno. La sua narrativa è spesso legata a frasi come “io subisco il mondo”. La vita dell’uomo addormentato è meccanica, del tutto mossa dall’accidentalità, ci si muove con il pilota automatico e, dentro di sé, si attivano i vari ruoli sociali/archetipi in base alle varie situazioni senza alcuna consapevolezza di quando entra in gioco uno o l’altro.
  2. Il secondo stadio è quello del guerriero. La persona si risveglia dal torpore e inizia a comprendere che il mondo esteriore è uno specchio del proprio paesaggio interiore. Il guerriero è attivo, mosso da una forte forza di volontà e la sua narrativa è del tipo “sono responsabile di ciò che mi accade intorno”.
  3. Il terzo stadio è quello del mago che comprende che il mondo non solo è uno specchio, ma che tutto il mondo è dentro di noi. La volontà del cambiamento cede il passo all’intenzione, con cui il mago formula i suoi decreti all’universo, nel rispetto delle leggi universali. La sua narrativa è del tipo “io sono co-creatore della mia realtà”.
  4. Il quarto stadio è quello del saggio. Il saggio non cerca più di intervenire sul mondo per modificarlo, il saggio è il mondo. Ogni cosa fluisce dentro di lui, dentro e fuori sono la stessa cosa. La sua narrativa è legata a “io trascendo e fluisco con la vita”. L’intenzione del mago molla la presa e si trasforma in ispirazione. Si agisce nel mondo secondo l’ispirazione che proviene dalla costante connessione al divino, in piena fede e fiducia di ciò che è, sapendo che ogni cosa è perfetta così.

Esercizio:

  • Pensando a questi 4 stadi, dove ti posizioni più spesso nella tua vita?
  • Vittima:

Quanto sei consapevole di ciò che ti accade?
Quanto sei presente a te stesso?
In quali occasioni viaggi con il pilota automatico?

  • Guerriero:

Quanto e quando ti attivi per trasformare il mondo?
Quanto ti senti libero di decidere e scegliere nella tua vita?
In quali situazioni scegli di agire e non di reagire?
Quanto sei capitano del tuo carro?

  • Mago:

Quanto lavori nell’atto magico della creazione, lavorando su di te?
Quanto riesci a gestire e orientare le tue energie per manifestare all’esterno la tua realtà?
Quanta capacità di focus hai?
Quanto riesci a guardare dentro di te le tue ombre?

  • Saggio:

Quanto sei in grado di mollare la presa e il controllo totale?
Riesci ad affidarti alla vita e a fluire con essa?
Quanto sei in grado di accettare gli eventi per ciò che sono?
In quali occasioni lasci che il mondo intorno a te sia fonte di ispirazione e creatività?

In conclusione:

Non è possibile conoscere davvero l’io sono, perché non ne abbiamo gli strumenti cognitivi per comprendere ciò che è a tutti gli effetti intelligibile. Possiamo riconoscere dentro di noi la presenza di un io osservato e di un io osservante. Possiamo comprendere che l’io sono è l’osservante, tutto ciò che non è etichetta e personalità, lo spazio vuoto al di fuori di tutto, ma anche in questo caso è una comprensione mentale.

Però possiamo lavorare su di noi per integrare le nostre mille voci interiori e saldarle in una voce più sana, vivere la vita con presenza e consapevolezza e percorrere gli stadi del risveglio, cercando di fare il meglio ogni giorno della nostra vita.

In questo senso Akasha si dimostra essere un grandissimo strumento di conoscenza profonda, che ci supporta nel viaggio di risveglio, allineandoci a voce di anima. Non per altro Akasha è considerata dai Cuori Bianchi: “Conoscenza ai fini di guarigione”.